Questo era ed è il senso dell’osteria veneta, rifugio di gente che ci andava davvero per la sete e la fame.
Altrove si può parlare di amore per il vino: nel Veneto bisogna parlare di “culto”. L’oste è il sacerdote di un’idea, perché sa usare parole umane ed appropriate.
Al mattino e alla sera un “got de vin” bevuto assieme agli amici, accostato ad un buon cicchetto, è l’aperitivo ideale prima di rientrare in famiglia per il pranzo e la cena; perché non si può rifiutare il “giro de ombre”, bisogna “becolar” qualcosa scegliendo tra i numerosi “becolessi” che l’oste Marco prepara con arte e sa mettere bene in mostra.
Na polpettina, la porchetta sapientemente tagliata a volano con l’affettatrice di una volta, un tocheto de formaio col salame, le sarde in saor, el museto col cren e ad ogni stagione chi più ne ha, più ne metta.
Tutto questo è ritrovarsi all’osteria per il piacere di mantenere i rapporti sociali, per semplice amicizia o per iniziare o concludere interessi o affari
Milork dal 1880 persegue questa missione nel rispetto della tradizione veneta, e dopo quattro generazioni della stessa famiglia continua a scrivere una storia fatta di relazioni, scambi di parole e sguardi che avvicinano le persone in modo reale e non virtuale.